La FAO (Food and Agriculture Organization) ha stabilito che il 16 ottobre diventasse il giorno, a livello mondiale, per sensibilizzare i popoli ed i governi alla lotta contro la fame, le malattie e la mortalità derivante da un’alimentazione insana o insufficiente.
L’ obiettivo dichiarato della FAO è quello di combattere l'insicurezza alimentare che colpisce più del 20% dell'umanità. Tuttavia, fin dalla nascita la troviamo alleata con il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, diventando il braccio tecnico del "libero commercio" per l'agricoltura e l'alimentazione. Con la rimozione di tutti gli ostacoli allo sviluppo del settore agricolo e alimentare mondiale mercificato, ha contribuito a estendere e cronicizzare l'insicurezza alimentare promuovendo un'agricoltura ed un allevamento industriale fortemente dipendenti da chimica, macchine ed energia per un mercato globale e promuovendo il consumo di proteine animali abbondanti e a buon mercato. Queste politiche hanno favorito la fame, il cibo spazzatura, l’obesità e malattie di origine alimentare.
Il modello sostenuto dalla FAO è anche responsabile dell’impoverimento del suolo, dell’inquinamento delle acque, della migrazione forzata dei contadini, del controllo del ciclo completo degli alimenti da parte delle multinazionali e della crescita del debito estero.
Oggi si produce tre volte più cibo per il doppio della popolazione che negli anni '60, ma il numero di persone che soffrono la fame è salito a 923 milioni. Tuttavia, la FAO non si assume alcuna responsabilità per la direzione tecnica del processo.
Nell'ultimo anno abbiamo assistito all'escalation della fame dovuta ad un aumento brutale (100%) dei prezzi dei prodotti alimentari di base. Nel contesto della recessione economica globale causata dalla crisi finanziaria, questo ha dato l’impennata alla povertà e all'esclusione. Il Comitato sulla sicurezza alimentare mondiale della FAO ci dà le sue ricette. Da un lato, misure caritatevoli a breve termine per frenare il conflitto sociale ma che non interferiscono sul mercato (aiuti ai poveri per accedere ad alimenti di base e prestiti ai piccoli agricoltori in modo da coinvolgerli meglio nel mercato globale) dall’altro misure a medio termine: chiusura del dialogo sul trattato di Doha, apertura dei mercati alle nuove tecnologie ed alle esistenti (fertilizzanti chimici e trattamenti antiparassitari) per intensificare la produzione ed evitare la lotta per la terra tra cibo e carburante.
Mentre aumentano il numero di affamati e obesi, i prezzi dei fattori di produzione alimentari e agricoli, le sementi gestite dalle multinazionali, i fertilizzanti ed i distributori dei prodotti agricoli e dei cibo spazzatura, aumentare anche i loro profitti. Le istituzioni politiche come la FAO, non solo non hanno risolto il problema della fame, ma lo hanno peggiorato.
Non avrebbero potuto farlo senza la nostra collaborazione in qualità di “consumatori”'.
Pensiamoci quando facciamo la spesa!