Un progetto finanziato dalla Fondazione Anna Lindh sul significato delll'uso del velo in Italia, Marocco, Egitto. Capofila del progetto è l'Istituto Paralleli in collaborazione con Cicsene, M.A.I.S., Idea Lavoro, Kenana, APPSD (Association pour la promotion de la scolarisation et lòe développement social).
Obiettivo del progetto
Il progetto prevede la realizzazione di tre video/documentari, successivamente riuniti in un unico documentario video, con interviste spontanee a donne e uomini, in particolare giovani, di tre Paesi (Italia, Marocco, Egitto), sul significato dell’uso del velo in ciascuno dei luoghi e nei differenti contesti.
Il velo ha assunto una connotazione di contrasto, di differenza, di contrapposizione fra culture diverse e diversi stili di vita. Il progetto mira a far riflettere sulla valenza storica e culturale che il velo ha assunto nei paesi delle sponde nord e sud del Mediterraneo partendo dal passato recente dell’Europa e dell’Italia. L’attualità del dibattito su questo particolare “oggetto identitario” ha infiammato le opinioni pubbliche europee soprattutto a partire dall’afflusso di donne immigrate che ne facevano uso provenienti dai paesi arabo-islamici.
Tuttavia va notato come lungi dall’essere un elemento “estraneo” alla cultura europea, esso è da sempre un fattore di identificazione della donna all’interno di un determinato contesto culturale. Se in tempi recenti esso è sparito dalle società europee e in particolare da quella italiana non è certo scomparso dal nostro immaginario e ancora oggi è il simbolo di determinati gruppi sociali come, ad esempio, quelli religiosi.
La rilevanza simbolica del velo è stata oggi associata principalmente all’ambito religioso e culturale islamico nelle sue varie declinazioni che vanno da un suo utilizzo più o meno integrale (dal chador al burqa) a una scelta più “leggera” (l’hijab). Ma quanto la scelta di utilizzare il velo sia veramente condizionata dall’esterno o sia piuttosto frutto di una scelta consapevole e ragionata delle donne e non di “una imposizione degli uomini” resta ancora tutto da verificare. E le scelte potrebbero essere molto differenti a seconda che si prenda come riferimento il contesto dei paesi di origine o quello di immigrazione.
La realizzazione dei video sarà preceduta dall’avvio, in ciascun paese, di tavoli di lavoro in cui giovani, associazioni locali, donne, uomini e stakeholders si incontreranno per definire le modalità di realizzazione delle interviste decidendo di volta in volta i criteri, i temi e le domande da porre.